Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/204

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perché sapeva che del medesimo difetto egli non si trovava aver la coscienza netta. Ma per cosa chiara si afferma da ognuno che da quei signori con severitá straordinaria si procedette contro Lampridio: percioché di órdine di tutta la congregazione gli furono restituite le sue istorie, e liberamente detto che ne’ pubblici chiassi andasse ad insegnar quelle esecrande libidini, delle quali con tanto suo gusto aveva empiuto le vergognose carte nelle quali aveva scritte le vite di Eliogabalo, di Caracalla e di altri sozzi mostri di natura nelle piú nefande lascivie. Corre anco voce che al Macchiavelli rimproverassero la sua arrabbiata e disperata politica: della quale tanto liberamente aveva colme le Istorie e gli altri suoi scritti, che apertamente avea mostrato di voler nel medesimo fosso dell’empietá strascinare i lettori di essi, nel quale vergognosamente egli era precipitato. Dicono appresso che la congregazion tutta riprese l’eccellentissimo Francesco Guicciardini di quello che malamente avesse sparlato della república veneziana; la quale la congregazione tutta istorica chiamò asilo de’ virtuosi, seggia vera d’una perfetta libertá, antemurale contro i barbari, focina delle biblioteche, sale della sapienza umana, gloria della nazione italiana. È ferma opinione di molti che il Guicciardini alla presenza della congregazion tutta non solo riconoscesse, ma con amare lacrime piangesse l’error suo: scusandosi che l’invidia di vedere che, mentre i fiorentini per le domestiche fazioni loro perderono la libertá, la república veneziana ogni giorno piú si assicurasse nella gloria della sua eterna libertá, cosi bruttamente l’avea fatto prevaricare; ma che la fama della riputazione veneziana, la gloria dell’ottimo consiglio, con che ella con raro e unico esempio in grandezza di Stato, in maestá di riputazione ogni giorno piú si andava avanzando, era salita a tal colmo di ogni piú onorato splendore, che dalla penna di scrittore alcuno, ancorché molto appassionato, non poteva essere oscurata. Si dice ancora che dai signori censori fosse chiamato Giuliano Goselini, secretario del senato di Milano: e che gli dicessero s’egli stimò di parlare con gli ubbriachi, quando nella vita ch’egli Scrisse di don Ferrante Gonzaga, facendo menzione della Sede Apostolica, non dubitò dire che