Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/345

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l’avvenire si astenesse dall’usar quella caritá verso i poveri che piú puzzava di ambizione, che odorasse di buon zelo di vera pietá, e che altrui davano sospetto che piú fossero fatte con ambizione di acquistare i principati della terra, che di far guadagno de’ regni del cielo. Tutto sudicio poi e molto mal in arnese nella visita comparve Pietro Pomponazio mantovano, ritrovato che componeva un libro nel quale con pazzi e sofistici argumenti si forzava di provare che l’anima umana era mortale. Apollo, non potendo tollerare di vedersi quelPempio avanti gli occhi, comandò che pur allora gli fosse arsa la biblioteca, e che nelle stesse fiamme uomo tanto scelerato fosse* abbruciato, poiché indegno del beneficio de’ libri era quello sciocco che in essi s’affaticava solo per provare che gli uomini erano bestie. Con vociferazioni grandissime esclamava allora il Pomponazio, protestandosi che la mortalitá dell’anima egli credeva solo come filosofo, quando Apollo agli esecutori disse che solo come filosofo l’abbruciassero. Appresso poi fu udito un prigione, il qual disse che essendo egli da Coo, aveva fatta la sicurtá ad uno che dal suo prencipe v’era stato mandato governatore; percioché, per gl’infiniti latrocini che aveva fatti, di notte essendosi fuggito, egli era forzato a pagar la somma tutta del danaro, nella quale quel ladro officiale era stato condannato. Apollo, mostrando meraviglia grande della prigionia di quel letterato, si rivoltò verso il prencipe di Coo che ivi era presente, e gli disse che la sicurezza del buon governo di uno officiale non nella sicurtá di stare a sindicato, ma solo era fondata nella buona elezione che faceva il prencipe: che però il carcerato, sotto la buona fede che il suo signore non mai in carichi tanto importanti si sarebbe servito di uomini rapaci avendo fatta la sicurtá, in ogni modo fosse liberato, e che ogni dovere volendo che la pena fosse di chi commetteva il peccato, pagasse il prencipe la condennagione di colui che cosi malamente l’avea servito, contro del quale con sua commoditá agitasse poi per la sua indennitá. A queste cose rispose il prencipe che quel suo ministro era forastiere, suddito di altro signore: che però l’agitar contro lui gli era impossibile. Al prencipe