Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/37

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RAGGUAGLIO VI Un letterato laconico, per non aver nel suo ragionare usata la debita brevitá, severamente dal senato laconico è punito. Queirinfelice letterato laconico, che con tre parole avendo detto quel concetto che dal senato laconico fu convinto che potea dirsi con due, e che per tal errore, che appo i Laconici, i quali maggior penuria fanno di parole, che gli avari degli scudi d’oro, fu riputato eccesso piú che capitale, dopo la lunga e fastidiosa prigionia di otto mesi, cinque giorni sono fu sentenziato che per penitenza del suo fallo una sol volta dovesse leggere la guerra di Pisa scritta da Francesco Guicciardini. Con agonia e con sudori di morte lesse il Laconico la prima carta: ma cosi immenso fu il tedio che gli apportò quella lunga diceria, che l’infelice corse a gettarsi ai piedi de’ medesimi giudici che l’aveano condannato; quali instantissimamente supplicò che per tutti gli anni della sua vita lo condannassero a remare in una galea, che lo murassero tra due mura e che per misericordia fino lo scorticassero vivo, perché il legger quei discorsi senza fine, quei consigli tanto tediosi, quelle freddissime concioni fatte nella presa anco d’ogni vii colombaia, era crepacuore che superava tutti gli aculei inglesi, tutti gli acerbi dolori delle parturienti e tutte le piú crudeli morti che ad instanza de’ piú immani tiranni giammai si avesse potuto imaginare lo spietato Perillo.