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verso il suo re tanto benemerito, e la cagione che spinti aveva que’ palatini a levarli la vita, in grandissima necessitá si vedevano posti di perdonar loro la pubblica vendetta ch’avevano fatta della nobiltá polacca tanto offesa: e che benissimo conoscevano che quel nobile, che dalla munificenza di un prencipe riceveva benefici grandi, se poi accadeva che li riuscisse ingrato, cosi fattamente fino dalle ultime radici le speranze tutte tagliava delle grandezze e degli onori che dal suo prencipe poteva meritar la nobiltá d’un regno grande, che, se non giusta, azione almeno che molta scusa meritava era s’ella ne faceva ogni piú crudel vendetta. Perché i prencipi, dall’esempio bruttissimo dell’ingratitudine de’ soggetti nobili piú che molto spaventati, dalle genti grandemente compatiti esser dovevano, quando nella collazione delle piú eminenti dignitadi tra l’infima plebe cercavano quella gratitudine, che fortemente temevano di non poter ritrovare tra l’alterigia della nobiltá.
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