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RAGGUAGLIO XIII
Teodorico, famoso re d’Italia, piú volte avendo fatte gagliarde instanze di esser ammesso in Parnaso, per importantissima cagione da Sua Maestá vien sempre ributtato.
Il potentissimo re d’Italia Teodorico, fino dal primo giorno ch’egli giunse a questi confini, con sue triplicate ambascerie perpetue instanze ha fatte appresso Apollo di esser ammesso in Parnaso; ma sempre indarno, percioché in ogni senato, nel quale la sua domanda è stata proposta, favoritissimamente ha avuta la repulsa. Di che egli in tanta scandescenza entrò ultimamente, che fino ebbe ardir di proromper in questa bestemmia: che Apollo, nell’ammetter in Parnaso que’ prencipi grandi che con le virtuose azioni loro avevano meritata la fama eterna, era parziale, poiché nella corte di Sua Maestá infiniti prencipi si vedevano aver luoghi gloriosissimi, solo perché in Italia avevano signoreggiati Stati molto piccioli, e ch’egli, che per molti anni l’aveva dominata tutta, bruttamente ne era cacciato. Uditi che ebbe Apollo i rammarichi di cosi gran prencipe, per lo suo gran cancellier delfico li fece sapere che in ogni modo si quietasse, poiché affatto immeritevole lo stimava della virtuosa stanza di Parnaso. Mercé che non da altri che da lui doveva il mondo riconoscer l’orrendo ateismo che ne’ secoli presenti apertamente si vedeva introdotto in molte province di Europa; perché dove i dubbi prima di religione, nati tra’ teologi, dopo brieve disputa, con la chiarezza della veritá della quale da’ concili erano fatti capaci, si toglievano alla fine, e gli errori dal mondo si estirpavano con ricoprir gli ostinati con quattro fascine secche; allora ch’egli, come suo capo, pigliò la protezione dell’empia setta arriana, non solo fece le eresie interesse di Stato, che per estirparle dal mondo hanno bisogno degli eserciti armati, ma con sfacciatezza non mai piú per r addietro veduta o udita, al mondo tutto fece conoscere