Pagina:Boiardo - Orlando innamorato I.djvu/241

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[St. 67-70] libro i. canto xii 231

         E quello aver pietà della tua sorte
     M’ha di questa miseria centa intorno;
     Chè il tuo lamento mi strense sì forte,
     Allora che te odiva al bosco adorno,
     Che provar mi convien che cosa è morte,
     Prima che a sera gionga questo giorno.
     Con più parole poi raconta a pieno
     Sì come Iroldo e lei preso ha il veleno.

         Prasildo ha di tal doglia il cor ferito,
     Odendo questo che la dama dice,
     Che sta senza parlargli sbigotito;1
     E dove se credeva esser felice,
     Vedese gionto a l’ultimo partito.
     Quella che del suo core è la radice,
     Colei che la sua vita in viso porta,
     Vedesi avanti agli occhi quasi morta.

         — Non è piaciuto a Dio, nè a te, Tisbina,
     Della mia cortesia farne la prova,
     Dice il barone, acciochè una roina
     De amor crudele il nostro tempo trova.
     Gionger duo amanti di morte tapina
     Non era al mondo prima cosa nova;
     Ora tre insieme, sì come io discerno,
     Seran sta sera gionti nello inferno.

         Di poca fede, or perchè dubitasti
     Di richiedermi in don la tua promessa?
     Tu dici che nel bosco me ascoltasti
     Con gran pietade. Ahi fiera! il ver confessa,
     Chè già nol credo; e questa prova basti,
     Che, per farme morir, morta hai te stessa.
     Or che me sol almanco avessi spento,
     Ch’io non sentissi ancor di te tormento!

  1. P. parlare.