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244 orlando innamorato [St. 27-30]

         Poi passa dentro, e vede quel destriero,
     Che de catena d’oro era legato,
     Guarnito aponto a ciò che fa mestiero,
     Di bianca seta tutto copertato.
     Egli come un carbone è tutto nero,
     Sopra la coda ha pel bianco meschiato;1
     Così la fronte ha partita de bianco,
     La ungia di dietro ancora al pede manco.2

         Destrier del mondo con questo si vanta
     Correre al paro, e non ne tro Baiardo,
     Del qual per tutto il mondo oggi si canta.
     Quello è più forte, dextro e più gagliardo;
     Ma questo aveva leggierezza tanta,
     Che dietro a sè lasciava un sasso, un dardo,
     Uno uccel che volasse, una saetta,
     O se altra cosa va con maggior fretta.

         Ranaldo fuor di modo se allegrava
     Di aver trovato tanto alta ventura;
     Ma la catena a un libro se chiavava,3
     Che avea di sangue tutta la scrittura.
     Quel libro, a chi lo legge, dichiarava
     Tutta la istoria e la novella oscura
     Di quella dama occisa su la porta,
     Et in che forma, e chi l’avesse morta.

         Narrava il libro come Trufaldino,
     Re di Baldaco, falso e maledetto,
     Aveva un conte al suo regno vicino,
     Ardito e franco, e de virtù perfetto;
     Et era tanto de ogni lodo fino,
     Che il re malvaggio n’avea gran dispetto.
     Fo quel baron nominato Orrisello;4
     Montefalcone ha nome il suo castello.

  1. P. il pel.
  2. P. ancor del piede.
  3. T. e Ml. inchiavava.
  4. T. e Ml. barone nomato.