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290 orlando innamorato [St. 19-22]

         Con tal parole a la sinestra spalla
     Mena Tranchera, il suo brando affilato;
     La gran percossa al forte scudo calla,
     E più de mezo lo giettò su il prato.1
     Gionse nel fianco il brando che non falla,
     E tutto il sbergo ha de il gallon tagliato;
     Manda per terra a un tratto piastre e maglia,
     Ma carne o pelle a quel ponto non taglia.

         Stanno a veder quei quattro cavallieri
     Che venner con Orlando in compagnia,
     E mirando la zuffa e i colpi fieri,
     E tutti insieme e ciascadun dicia
     Che il mondo non avia duo tal guerreri
     Di cotal forza e tanta vigoria.
     Gli altri pagan, che guardan la tenzone,
     Dicean: Non ce è vantaggio, per Macone!

         Ciascun le botte de’ baron misura,
     Chè ben iudica e’ colpi a cui non dole;
     Ma quei duo cavallier senza paura
     Facean de’ fatti, e non dicean parole.
     E già durata è la battaglia dura
     A l’ora sesta da il levar del sole,
     Nè alcun di loro ancor si mostra stanco,
     Ma ciascun di loro è più che pria franco.2

         Sì come alla fucina in Mongibello
     Fabrica troni il demonio Vulcano,
     Folgore e foco batte col martello,
     L’un colpo segue a l’altro a mano a mano;3
     Cotal se odiva l’infernal flagello
     Di quei duo brandi con romore altano,
     Che sempre han sieco fiamme con tempesta;
     L’un ferir suona a l’altro, e ancor non resta.4

  1. P. ne gettò.
  2. Ml. e Mr. lor; P. d’essi e più che prima.
  3. P. segue l’altro.
  4. P. suona, e l’altro ancor.