[St. 39-42] |
libro i. canto xx |
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Da l’altra parte il franco fio de Amone
Avea smariti sì quei sciagurati,
Che, come storni a vista de falcone,
Fuggiano, or stretti insieme, or sbaragliati.
Davanti a tutti fuggia Galafrone
E il re Adrïano; e tra li spaventati
Antifor et Oberto se ne vano;
A spron battuti fuggie il re Ballano.
Io non vi sapria dir per qual sciagura
Perdesse ogni omo quel giorno lo ardire;
Chè Astolfo, che non suole aver paura,
Fu a questo tratto de’ primi a fuggire.
Chiarïon scapinava oltra misura,
E molti altri baron che non scio dire;
Ciascuno a tutta briglia il destrier tocca,
Sin che son gionti al ponte della rocca.
Intrò ciascun barone e gran signore,
Levando il ponte con molto sconforto;
Ma, chi non ebbe destrier corridore,
Fu sopra al fosso da Marfisa morto;
La quale era montata in gran furore,
Perchè essa aveva chiaramente scorto
Che il falso Galafrone era campato
Dentro la rocca, e il ponte era levato.1
Onde essa andava intorno, minacciando
Con calci quella rocca dissipare,
Chè avea vergogna di adoprarvi il brando.2
L’altro bravare io non puotria contare,
Ch’era[n] assai maggior di questo; e quando
Più gente viva intorno non appare,
Chè ogni om per tema fugge dalle mura,
Sdegna de intrarvi, e torna alla pianura.
- ↑ T., Ml. e P. alla.
- ↑ Mr. di doprare; P. d’adoprare.