[St. 7-10] |
libro ii. canto i |
5 |
Stava in Egitto alora la fantina,
Che fu nomata Elidonia la bella,
Gravida de sei mesi la meschina.
Quando sentitte la trista novella,
Veggendo il mondo che è tutto in ruina,
Intrò soletta in una navicella,
Che non avea governo di persona,
Et a fortuna le vele abandona.
Lo vento in poppa via per mar la caccia,
In Africa quel vento la portava.
Sereno è il celo e il mar tutto in bonaccia,1
La barca a poco a poco in terra andava.
Quella donzella, levando la faccia,
Visto ebbe un vecchiarel che ivi pescava:
A questo aiuto piangendo dimanda,
E per mercede se gli racomanda.
Quel la ricolse con umanitate,
E, poi che ’l terzo mese fu compito,
Ne la capanna di sua povertate
La dama tre figlioli ha parturito.2
Quivi fu fatta poi quella citate
Che Tripoli è nomata, in su quel lito;
Per gli tre figli che ebbe quella dama;
Tripoli ancora la cità se chiama.
E come il cel dispone gioso in terra,
Fôrno quei figli di tanto valore,
Che il re Gorgone vinsero per guerra,
Qual de l’Africa prima era segnore.
L’un d’essi fu nomato Sonniberra,
Che fu il primo che nacque, e fu il maggiore;
Il secondo Attamandro, e il terzo figlio
Nome ebbe Argante, e fu bel come un giglio.
- ↑ T. e Mr. omm. in.
- ↑ Ml. partorito.