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218 orlando innamorato [St. 19-22]

19 Quivi trovò la sedia che Ranaldo
     Avea portata già sino alla uscita;
     Ora a contarvi più non mi riscaldo
     Di questa cosa, chè l’avete odita.
     Il conte uscì della piazza di saldo
     E gionse nel giardino alla finita,
     Ove abita Morgana e fa suo stallo,
     Ed è partito al mezo de un cristallo.

20 Apresso a quel cristallo è la fontana
     (Quel loco un’altra fiata ho ricontato);
     A questa fonte ancor stava Morgana,
     E Zilïante avea resucitato,
     E tratto fuor di quella forma strana.
     Più non è drago, ed omo è ritornato;
     Ma pur per tema ancora il giovanetto
     Parea smarito alquanto nello aspetto.

21 La fata pettinava il damigello,
     E spesso lo baciava con dolcezza;
     Non fu mai depintura di pennello
     Qual dimostrasse in sè tanta vaghezza.
     Troppo era Zilïante accorto e bello,
     Ed esso è in volto pien di gentilezza,
     Ligiadro nel vestire e dilicato,
     E nel parlar cortese e costumato.

22 Però prendea la fata alto solaccio
     Mirando come un specchio nel bel viso,
     E così avendo il giovanetto in braccio
     Gli sembra dimorar nel paradiso.
     Standosi lieta e non temendo impaccio,
     Orlando gli arivò sopra improviso,
     E come quello che l’avea provata,
     Non perse il tempo, come a l’altra fiata;