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220 orlando innamorato [St. 27-30]

         Sopra ogni fata è quel Demogorgone
     (Non so se mai lo odisti racontare),
     E iudica tra loro e fa ragione,
     E quello piace a lui, può di lor fare.1
     La notte se cavalca ad un montone,
     Travarca le montagne e passa il mare,
     E strigie e fate e fantasime vane
     Batte con serpi vive ogni dimane.

         Se le ritrova la dimane al mondo,
     Perchè non ponno al giorno comparire,
     Tanto le batte a colpo furibondo,2
     Che volentier vorian poter morire.
     Or le incatena giù nel mar profondo,
     Or sopra al vento scalcie le fa gire,
     Or per il foco dietro a sè le mena,
     A cui dà questa, a cui quella altra pena.

         E però il conte scongiurò la fata
     Per quel Demogorgon che è suo segnore,
     La qual rimase tutta spaventata,
     E fece il giuramento in gran timore.
     Fuggì nel fondo, poi che fu lasciata;
     Orlando e Zilïante uscirno fuore,
     E trovâr Fiordelisa ingenocchione,
     Che ancor pregava con divozïone.

         Lei, poi che entrambi fuor li vide usciti,
     Molto ringrazïava Iddio divino;
     E caminando insieme, ne fôr giti
     Insino al mar che quindi era vicino.
     Poscia che nella nave fôr saliti,
     Con vento fresco entrarno al lor camino,
     Fendendo intra levante e tramontana
     Sin che son gionti a l’Isola Lontana.

  1. P. quel che.
  2. P. al colpo.