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orlando innamorato |
[St. 43-46] |
Non puote il re più oltra sostenire,1
Ma piangendo dicea: Figliol mio caro,
Caro mio figlio, or che debbo mai dire,
Ch’io te ho tenuto in tanto dôlo amaro?
Ciò che a Dio piace se convien seguire;
A quel che è fatto, più non è riparo.
Così dicendo ben stretto l’abbraccia,
Avendo pien de lacrime la faccia.
Poi s’abbracciarno et esso a Zilïante,
E ben che sian germani ogni om avisa,2
Però che l’uno a l’altro è simigliante,
Benchè la etate alquanto li divisa.
Or chi direbbe le carezze tante
Che Brandimarte fece a Fiordelisa?
E poi che tutti in festa e zoia sono,
Bardino ebbe ancor lui dal re perdono.
Gionti dapoi nel suo real palagio,
Che al mondo de ricchezza non ha pare,
A festeggiar se attese e stare ad agio;
E ’l conte in summa fece battizare
Il re coi figli e tutto il baronagio,
A benchè alquanto pur vi fu che fare;
Ma Brandimarte seppe sì ben dire,
Che ’l patre e gli altri fece seco unire.
Fôrno anche tratti della prigion fuore
Ranaldo, Astolfo e gli altri tutti quanti,
E fu lor fatto imperïale onore,
E tutti rivestiti a ricchi manti.
Una donzella con occhi d’amore,
Leggiadra e ben accorta nei sembianti,
Ne vene in sala; e tante zoie ha in testa,3
Che sol da lei splendea tutta la festa.
- ↑ T., Ml. e Mr. punte; P. sofferire.
- ↑ Mr. omm. e — Ml. omm. a.
- ↑ Ml. vien.