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294 | orlando innamorato | [St. 51-54] |
51 Sì come la regina de Orïente
Amando il bel Narciso oltra misura,
E trovandol crudel sì de la mente,
Che di sua pieta o di suo amor non cura,
Se consumava misera, dolente,
Piangendo dal matino a notte oscura,
Porgendo preghi a lui con tal parole,
Che arian possanza a tramutare il sole.
52 Ma tutte quante le gettava al vento,
Perchè il superbo più non l’ascoltava
Che aspido il verso de lo incantamento,
Onde ella a poco a poco a morte andava,
E gionta infin allo ultimo tormento
Il dio d’Amore e tutto il cel pregava,
Ne gli estremi sospir piangendo forte,
Iusta vendetta a la sua iniusta morte.
53 E ciò gli avenne, però che Narciso
Alla fontana, de che io ve contai,
Cacciando un giorno fo gionto improviso,
E corso avendo dietro a un cervo assai,
Chinosse a bere, e vide il suo bel viso,
Il qual veduto non avea più mai;
E cadde, riguardando, in tanto errore,
Che de se stesso fu preso d’amore.
54 Chi odì giamai contar cosa sì strana?
O iustizia de Amor, come percote!
Or si sta sospirando alla fontana,
E brama quel che avendo aver non pote.
Quell’anima che fu tanto inumana,
A cui le dame ingenocchion devote
Si stavano adorar come uno Dio,
Or mor de amore in suo stesso desio.
13. T. insino; Mr. inflno; P. in fine. — 18. T. de che io ve raccontai; MI. de chic vi', MI. e P. fontana che io contai. — 21. MI. e P. vide. — 81. P. a adorare.