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26 orlando innamorato [St. 11-14]

11 Ad una torre non quindi lontana
     Dimora quel malvaso furibondo,
     Di là da un ponte, sopra a una fiumana
     Che poi fa un lago orribile e profondo.
     Io là passava ed una mia germana,
     La più cortese dama che aggia il mondo;
     E quel ribaldo del ponte discese,
     La mia germana per le chiome prese,

12 Villanamente quella strascinando,
     Sin che di là dal ponte fu venuto.
     Io sol cridavo e piangia lamentando,
     Nè gli puotea donare alcuno aiuto.
     Lui per le braccia la venne legando
     Al tronco de un cipresso alto e fronduto,
     E poi spogliata l’ebbe tutta nuda,
     Quella battendo con sembianza cruda. -

13 Abondava alla dama sì gran pianto,
     Che non puotea più oltra ragionare.
     A tutti quei baron ne incresce tanto
     Quanto mai si potrebbe imaginare;
     E ciascadun di lor si dona vanto,
     Sapendo il loco, de ella liberare,
     Ed in conclusïone il duca anglese
     A Rabicano in croppa quella prese.

14 E forse da due miglia han cavalcato,
     Quando son gionti al ponte di quel fello.
     Quel ponte per traverso era chiavato
     De una ferrata, a guisa di castello,
     Che arivava nel fiume a ciascun lato;
     Nel mezo a ponto a ponto era un portello.
     A piedi ivi si passa de legieri,
     Ma per strettezza non vi va destrieri.