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498 | orlando innamorato | [St. 7-10] |
7 Se non vien men Fusberta e Durindana,
Non vi andranno, se non vi son portati,
Ma restaranno in su la terra piana,
Morti e destrutti e per pezzi tagliati.
Ora torniamo alla gente africana
E a questi re, che al campo sono entrati
Con tal romore e crido sì diverso,
Che par che il celo e il mondo sia sumerso.
8 La prima schiera, qual menò Ranaldo,
Che avea settanta miglia di Guasconi,
Fu consumata da costor di saldo,
E cavallier sconfitti con pedoni.
Così come le mosche al tempo caldo,
O ne l’antiqua quercia e formigoni,
Tal era a remirar quella canaglia
Senza numero alcuno alla battaglia.
9 Ma de quei re ciascun somiglia un drago
Adosso a’ nostri; ogniom taglia e percote,
E sopra a tutti Martasino è vago
De abatter gente e far le selle vote;
E così Marbalusto e Bambirago
Al campo di costui seguon le note,
E gli altri tutti ancor senza pietate
Pongono i nostri al taglio de le spate.
10 Il crido è grande, i pianti e la ruina
Di nostra gente morta con fraccasso,
Crescendo ognior la folta saracina,
Che giù del monte vien correndo al basso.
Re Farurante mai non se raffina;
Grifaldo, Alzirdo, Argosto e Dudrinasso,
Tardoco, Bardarico e Pulïano
Senza rispetto tagliano a due mano.
}2, T., MI. e Mr. con (con if). - 29. T. e MI. Re F,