Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/82

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72 orlando innamorato [St. 51-54]

51 La coda ha verde e d’oro e di vermiglio,
     Ed ambe l’ale ad occhi di pavone;
     Grande ha le branche e smisurato artiglio,
     Proprio assembra di ferro il forte ungione.
     Tristo quello omo a chi dona di piglio,
     Chè lo divora con destruzïone.
     Smaltisce questo occello una acqua molle,
     Qual, come tocca gli occhi, il veder tolle.

52 Levosse dalle rame con fraccasso
     Quel grande occello, e verso il conte andava,
     Il qual veniva al tronco passo passo
     Col scudo in capo, e gli occhi non alciava,
     Ma sempre a terra aveva il viso basso;
     E l’occellaccio d’intorno agirava,
     E tal rumor faceva e tal cridare,
     Che quasi Orlando fie’ pericolare.

53 Chè fu più volte per guardare in suso;
     Ma pur se ricordava del libretto,
     E sotto il scudo se ne stava chiuso.
     Alciò la coda il mostro maledetto,
     E l’acqua avelenata smaltì giuso.
     Quella cade nel scudo, e per il petto
     Calla stridendo, come uno oglio ardente;
     Ma nella vista non toccò nïente.

54 Orlando se lasciò cadere in terra,
     Tra l’erbe, come ceco, brancolando.
     Calla l’occello e nel sbergo l’afferra,
     E verso il tronco il tira strasinando.
     Il conte a man riversa un colpo serra;
     Proprio a traverso lo gionse del brando,
     E da l’un lato a l’altro lo divise,
     Sì che, a dir breve, quel colpo l’occise.

22. P. cadde. - 26. MI., Mr. e P. erbe. — 27. P. gli afferra.