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90 orlando innamorato [St. 27-30]

27 Ora non puote il pagan maledetto,
     Come suoleva, correre e fuggire;
     La dama il capo gli tagliò di netto
     E lasciòl possa a suo diletto gire.
     La ombra era grande già per quel distretto,
     E cominciava il celo ad oscurire:
     Non sa quella donzella ove se sia,
     Chè condotta era qua per strana via.

28 Per boschi e valle, e per sassi e per spine
     Avea correndo il pagan seguitato,
     E non vedeva per quelle confine
     Abitacolo o villa in verun lato.
     Salitte sopra la iumenta in fine,
     E caminando uscitte di quel prato;
     Ferita e sola, a lume de la luna
     Abandonò la briglia alla fortuna.

29 Lasciamo andare alquanto Bradamante,
     Poi di lei seguiremo e soa ventura,
     E ritorniamo ove io lasciai davante
     Rugier lo ardito alla battaglia dura.
     Il re di Constantina con Mordante,
     Che non han di vergogna alcuna cura,
     Gli sono intorno per farlo cadere,
     E ciascun de essi tocca a più potere.

30 Oh chi vedesse il giovanetto ardito,
     Come a ponto divide il tempo a sesto,
     Che non ne perde nel ferire un dito!
     Or quinci or quindi tocca, or quello or questo;
     Apena par che l’uno abbia ferito,
     Che volta a l’altro, e mena così presto
     Che con minor distanzia e tempo meno
     Fulmina a un tratto e seguita il baleno.

6. Mr. en celo. — 9. P. valle, per. — Iti. P. ìa briglia.