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Pagina:Boiardo - Orlando innamorato III.djvu/139

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[St. 59-62] libro iii. canto viii 129

         Quando queste parole udì la dama,
     Tutta se accese in viso come un foco;
     Pensando al cavallier che cotanto ama,
     Nella sua mente non ritrova loco;
     E sì desia di rivederlo e brama,
     Che cura di riposo o nulla, o poco,
     A benchè quel romito assai la invita
     A medicarse, perchè era ferita.

         E tanto ben la seppe confortare,
     Che pur al fine ella pigliò lo invito;
     Ma, volendoli il capo medicare,
     Vide la trezza e fo tutto smarito.
     Battese il petto e non sa che si fare,
     Tapino me, dicendo, io son perito!
     Questo è il demonio, certo (il vedo a l’orma),1
     Che per tentarmi ha preso questa forma.

         Pur cognoscendo poi per il toccare
     Ch’ella avea corpo e non era ombra vana,
     Con erbe assai la prese a medicare,
     Sì che la fece in poco de ora sana;
     Benchè convenne le chiome tagliare2
     Per la ferita, che era grande e strana:3
     Le chiome li tagliò, come a garzone,
     Poi li donò la sua benedizione,

         Dicendo: Vanne altrove a ogni maniera,
     Chè donna non può star con omo onesta.
     Lei se partitte e gionse a una riviera,
     Qual traversava per quella foresta.
     Il sole a mezo giorno salito era:
     E fame e sete e ’l caldo la molesta,
     Onde alla ripa discese per bere;
     Bevuto avendo, posese a giacere.

  1. Mr. e P. io vedo.
  2. Mr. e P. convien.
  3. Mr. e P. che è.