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Pagina:Bois - Sui confini della scienza della natura,1928.djvu/52

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sberg 1854 p. 22 e segg. anche in Conferenze e discorsi. Braunschweig 1884 vol. 1 pag. 41 e segg. Clausius negli Annali di Poggendorff ecc. 1864. Vol. CXXI p. 1; — 1865 Vol. CXXV p. 398 (Anche in: Saggi sulla teoria meccanica del calore. Seconda parte Braunschweig 1867 p. 41); lo stesso, Sopra il secondo principio fondamentale della teoria meccanica del calore. Conferenza tenuta nella seduta plenaria della 41ª convocazione dei naturalisti e medici tedeschi a Francoforte s. M. ecc. Braunschweig 1867 p. 15. Nelle tre prime edizioni dice così: «Se essa lasciasse (l’Intelligenza di Laplace) crescere t illimitatamente nel suo senso positivo, saprebbe se il teorema di Carnot stabilisce la fine del mondo per raffreddamento soltanto dopo un tempo infinito o già dopo un tempo finito».

La risposta a questa domanda dipende però dal fatto se la somma della massa di atomi che compongono il mondo è finita o infinita. Questo dovrebbe sapere l’Intelligenza di Laplace, già prima di creare la formula del mondo, e non ne avrebbe allora bisogno per sapere se quella fine gli sovrasterebbe dopo un tempo infinito o limitato. Del resto se la somma della massa degli atomi, o per lo meno la loro azione comune su ciascun atomo deve essere finita, l’integrazione delle equazioni differenziali non deve con un numero infinito di atomi condurre a risultati infiniti, per conseguenza la loro concezione anche in idea deve essere impossibile. Perciò Leibniz con meravigliosa profondità, fa dipendere tosto la possibilità della formula del mondo dal fatto che il numero degli atomi sia finito. Tale concezione sta dunque al