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rare di generare sensazione, pensiero, coscienza mediante l’unione di grosse parti di materia di data figura e movimento, come con le più piccole particelle che esistono. Queste si urtano, si spingono e si respingono proprio come le parli grosse, e niente di più possono fare. Ma se la materia potesse immediatamente e senza macchine, oppure senza aiuto di figure e di movimenti, creare da sè stessa sensazione, percezione e coscienza, queste sarebbero attributo indivisibile della materia e di tutte le sue parti».

A ciò rispose Teofilo, il sostenitore dell’idealismo di Leibniz: «Considero questa conclusione saldamente fondata quant’è possibile e non soltanto perfettamente giusta, ma anche profonda e degna del suo autore. Sono interamente della sua opinione che nessuna combinazione o modificazione di particelle di materia, per quanto piccole siano, possa dar origine alla percezione; poichè, come si vede ben chiaro, le grosse parti non ne hanno il potere e nelle parti piccole tutti i processi sono proporzionali a quelli delle grosse»15.

Nella «Monadologia» composta più tardi per il principe Eugenio, Leibniz dice brevemente e con locuzione sua propria e caratteristica: «Si è costretti ad ammettere che la percezione e ciò che da essa dipende, è affatto inesplicabile su basi meccaniche, vale a dire per mezzo di figure e di movimenti. Se si potesse rappresentarsi una macchina costruita in modo da produrre pensiero, sensazione e percezione,