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Voi avete protestato sdegnosamente contro l’insulto fatto alla Nazionale Milizia dal picciol numero di coloro, che, insigniti dell’uniforme della medesima, sogliono mescolarsi ai tumulti di piazza, e convertire in insegna di inquietezze e di scandali la divisa dell’ordine civile e della pubblica sicurtà, come è avvenuto in alcune arbitrarie inquisizioni, e violazioni della libertà individuale, è come l’altra notte avvenne sotto il palazzo Farnese.

Militi cittadini! questo magnanimo sdegno stà bene in petti romani. La devozione alle patrie leggi e la severa osservanza della disciplina fecero onnipotente l’antica Roma nelle sue conquiste guerriere. Queste medesime virtù, poste a guardia del nuovo concetto di libertà e di giustizia universale, che voi siete tenuti a compiere sovra la terra, vi renderanno onnipotenti nelle morali conquiste, a cui la Provvidenza vi chiama.

I moti violenti, i tumulti popolari, le romorose manifestazioni politiche, possono avere, o Cittadini, motivo e significato in quelle forme di governo, le quali rilevano dal fatto arbitrario della storia e dalla volontà di pochi, e non dalla coscienza libera e spontanea del popolo. Essi moti sono in allora altrettante generose e necessarie espansioni di una più larga idea di civiltà. Ma quando il Governo si compenetra perfettamente col sentimento e col diritto della Nazione, quando il governo non è che l’attuazione ordinata e ben guarentita della volontà generale; come in una Repubblica democratica, i tumulti e l’invasione delle Leggi, non possono essere che