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dicendo: «Dio delle altezze (celesti)1 rimira questa figliuola e benedicila con la benedizione suprema, che non ha altre dopo di sé».

3. E la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa. E fece Anna un cantico al Signore Iddio2, dicendo:

«Canterò un cantico al Signore, Dio mio, ché mi ha visitato e ha tolto via da me l’obbrobrio (Gen., 30, 23: cfr. Lc., 1, 25) de’ miei nemici, e m’ha dato il Signore un frutto di giustizia3, unico (e) molteplice nel suo cospetto.

Chi annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? (Gen., 21, 7).

Ascoltate, ascoltate, voi le dodici tribù d’Israele: «Anna allatta».

E la pose a giacere nella camera del suo santuario e uscì, e serviva loro (a tavola). Terminato poi il pranzo, se ne partirono pieni d’allegrezza e glorificando Iddio (Lc., 2, 20) d’Israele.

VII.

1. Per la bambina crescevano intanto i mesi. Giunta all’età di due anni, disse Gioacchino ad Anna: «Conduciamola nel tempio del Signore, per mantener la promessa che abbiamo fatta, che il Signore per avventura non mandi a noi (per lei)4, e la nostra offerta riesca disaccetta ». E disse Anna: «Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina

  1. Sinonimo forse di θεὸς Σαβαώθ, deus exercituum, in quanto le «altezze» sarebbero le δυνάμεις o eserciti divini nel cielo (= gli angeli, le stelle).
  2. Anche l’antica Anna impetrato un figliuolo da Dio dopo lunga sterilità, intonò un cantico al Signore, quando condusse il bambino Samuele al tempio per consacrarlo al servizio del Signore.
  3. καρπὸν δικαιοσύνης = genitivo (ebraico) di qualità «un frutto giusto», cioè un santo rampollo altrettanto unico nel suo genere μονοούσιον, quanto meravigliosamente vario nelle manifestazioni della sua santità (πολυπλάσιον). È un elogio profetico di Maria, ch’è ben in armonia con la tendenza del Proto vangelo (Meyer). Il Tischendorf preferisce la lezione d’altri codici; καρπόν δικαιοσύνης αὐτοῦ «un frutto della sua giustizia», ch’è meno agevole a intendere. La lezione πολυπλούσιον, «molto ricco», invece di πολυπλάσιον, è una semplificazione di qualche copista.
  4. Cioè, non mandi un suo messo a ricordarci le promesse ed esigerne il mantenimento, non mandi da sé a prender la bambina. Ma la frase ellittica μήπως ἀποστείλῃ ὁ δεσπότης ἐφ’ ἡμᾶς ὁ apparsa inintelligibile a molti copisti, donde parecchie varianti, ἀποστῇ, ἀποστρέψῃ, o (correggendo anche l’ἐφ’ἡμᾶς). ἀποστραφῇ ἀφ᾿ ἡμῶν. Il Postel traduce liberamente: ne forsan a nobis auferat deus succenseatve in nos.