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e non hai piegato il capo sotto la potente mano (di Dio) (Petr., 5, 6)1, perché fosse benedetta la tua stirpe». E Giuseppe tacque2.

XVI.

1. E disse il sacerdote: «Rendi la vergine che hai ricevuta dal tempio del Signore»3. E Giuseppe pianse a calde lacrime. E disse il sacerdote: «Vi farò bere l’acqua della prova del Signore4, e manifesterà5 i vostri peccati davanti ai vostri (propri) occhi».

2. E (presa l’acqua), il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò alla montagna: e (ne) tornò sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la mandò alla montagna: e (ne) tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì che non era apparso peccato in loro.

3. E disse il sacerdote: «Se il Signore Iddio non ha manifestati i vostri peccati, ῏῏neppure io vi giudico῏῏» (Jo., 8, 11).

  1. Si allude, embra, alla benedizione solenne degli sposi, ch’era in uso anche nel Giudaismo (Ruth. 4, 11 sg.; Tob. 7, 15 [13]). Cfr. per l’uso cristiano Ignat. a Polyc. 5, 2; Tert. ad uxor. II, 9; De monog. 11; de pudic. 4.
  2. Se avesse Giuseppe accennato alla rivelazione avuta in sogno, avrebbe scemato l’interesse drammatico della prova descritta nel capo seguente; la maraviglia da essa suscitata nel popolo non aveva più ragione d’essere. Alcuni codici, ad ogni modo, sopprimono l’inciso.
  3. Difficilmente vuol dire: «restituisci Maria; non la vogliamo più affidata a te»; giacché, a suo avviso, Maria non era più vergine. Ma è piuttosto, come osserva il Meyer, un’accorata ingiunzione retorica, come il famoso «Vare, redde legiones!».
  4. La donna accusata d’adulterio dal proprio marito era sottoposta alla prova dell’«acqua amara di maledizione», che i LXX chiamano ὕδωρ ἐλεγμοῦ, e Filone πότος ἐλέγχου. Cfr. Num. 5, 11-13. Il sacerdote con un cerimoniale solenne dava a bere l’acqua sacra alla donna, facendole pronunziare un giuramento d’imprecazione e invocando su lei, se colpevole, la maledizione del Signore. Se la donna era veramente adultera, l’acqua di maledizione compiva l’opera sua punitrice, facendole gonfiare il ventre e rientrare il fianco, sicché restava un oggetto di maledizione in mezzo al popolo; se invece era innocente, rimaneva illesa e conservava la sua fecondità. Qui il giudizio di Dio è applicato anche all’uomo (cfr. Talmud Sota a) non solo; ma, quel ch’è ancora più strano, avviene non già per denunzia della parte lesa, sibbene per ordine dell’autorità inquirente. La scena dell’acqua della prova è un motivo che ricorre di frequente nell’arte bizantina: si vede per esempio in un avorio della cattedra di Massimino a Ravenna (metà del VI secolo) e in un musaico del XII secolo in San Marco di Venezia.
  5. Il soggetto è certamente ὁ κύριος (cfr. XVI, 3), ch’è espresso in qualche manoscritto.