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142 LUCIA


assai bene disposto ad essere persuaso da lei. Che sebbene io non l’ho mai veduta, sono però stato da un tempo in qua molto devoto del suo nome, ed informato delle belle, Nè però diffido dell’inge e delle rare sue qualità. gno, nè dell’autorità di V. S. e so che le donne hanno.. composte di gran controversie, ed ho lei per tale da poter comporre delle maggiori. Quanto a me, per la riverenza ch’io le porto, e per l’obbligo che le tengo.... le do. pieno arbitrio dal canto mio di far sopra ciò tutti quegli uffici che le parranno opportuni per finirla.»

Lieta l’egregia donna per si felice auspicio, già lusingavasi di condurre quei due ingegni italiani a dar bello esempio d’umani sensi e di morali virtù; e persuadere il mondo che se talvolta il desiderio di mostrare nel giusto loro punto le opere dell’altrui ingegno ( da inesperti giudici a troppo onore elevate, non senza danno degli studiosi ) muove alcun dotto ad austera critica; sempre però prevale il nobile stimolo di commendare lo ingegno in cui risplende dottrina. A riuscire pertanto in tal savio divisamento non risparmiò poscia Lucia anche col Castelvetro parole di persuasione. Ad esso rivolta, pregavalo ritirare le critiche fatte alle opere del Caro, e onde ogni scintilla di discordia fosse per sempre spenta, lo esortava a distrug gere tutti quegli scritti che si crudel guerra avevano fra di essi accesa: quindi gli suggeriva di diriggere all’avversario amichevole lettera, foriera di una pace bramata dal l’intero regno dell’italiana letteratura. Altrettanto chiedeva ella pure al Caro, con non meno calore; ma purtroppo le offese dell’amor proprio più che quelle dell’interesse sono spesse volte incurabili! Quegli animi inaspriti a vi cenda dai loro trasporti di sdegno rimasero infine irremovibili agli sforzi fatti dalla Bertana per pacificarli: e sotto