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DA BOLOGNA 157


un’altra S. Chiara. „ Invano la modesta ed umile Caterina si protestò, indegna e si vile persona, ignorante, inesperta e insufficiente a reggere perſino gli animali irragionevoli,, dovette accettare e prepararsi a partire.

Altamente compreso del santo incarico ch’erale affida to, temeva sì forte avesse a mancare in lei la forza di n’ebbe ben adempiere la sua missione che per l’angustia violenta scossa nella salute. A tale orgasmo aggiungendo la reciproca sensazione che produsse e riportò nel congedarsi dalle antiche Suore giunse a tale che al momento della partenza dovettero trasportarla di peso, ed adagiarla nella carretta destinata al suo viaggio. Ma, la Dio mercè, e le molte cure della Principessa Margherita d’Este ( la quale tornata vedova alla paterna Casa, volle far corteo all’amica dell’infanzia ) la nuova Badessa si riebbe in vi gore, e prosegui il viaggio felicemente, con gioia della serafica compagnia.

Intanto Bologna preparata a ricevere quell’eletto stuolo di Vergini, col fasto proprio di una grande città, quando vuole onorato ospite a lei condegno; col rispetto di un popolo intensamente religioso; con la gioia di chi vede accompiuto il più ardente dei voti; si fece ad incontrarle per essere loro scorta al monistero. Quivi ad appagare le brame dei distinti cittadini d’ambo i sessi, ognor più desiosi d’intrattenersi in cristiani ragionamenti con la Reve renda Madre Superiora, si lasciò per tre giorni libero accesso ai devoti; i quali bramavano a ciò qualche dilazione; ma tuttocchè l’Abbadesse e le altre Suore, fossero, e con ogni modo si mostrassero grate a tante prove della cordialità bolognese, pure credettero esse di non differire più a lungo di ritirarsi, e la clausura ſu imposta.