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DA BOLOGNA | 159 |
purità di sua vita non si fece mai a riprendere con aspri
modi alcuna delle sue figlie; e lungi dal mostrarsi formalizzata per qualche loro mancanza, dando invece al mondo
nuova prova che l’anima cristiana mentre vitupera la colpa,
scusa il colpevole; essa correggeva e rafforzava gli spiriti
deboli e vacillanti, con si commovente amorevolezza, da
invogliarli a seguire quella virtù della quale provavano
gli stupendi effetti. Compassionevole per le inferme, oltre
il sorvegliare altentamente le assistenti, bene spesso prestavasi ella stessa ai più bassi e più schifi uffici; cosicchè
senza far parola delle molte religiose che ad intercessione
di Caterina sanarono prodigiosamente, ſorte numero di esse
si riebbe mediante la di lei servitù. Acciò la divina parola
suonasse più spesso all’orecchio di quelle Vergini, tratto
tratto radunate a Capitolo le tratteneva esponendo evan
geliche dottrine, che irrorate dalla sacra eloquenza da lei
attinta dai latini scrittori, faceva, ne riescisse più fecondo
il seme, più sustanziale il frutto.
Ben grande meraviglia desta la singolare operosità della Santa Donna; ma si accresce a dismisura quando si riflette ch’ella visse quasi sempre fra spasmodici dolori delle sue membra. D’altronde avendo accettato, come dalle mani del Supremo Signore la direzione di un Monistero non era più nè della sua sorte, nè dell’anima sua soltanto che doveva rispondere. Ella sentivasi caricata di quella tremenda responsabilità che dovrebbe far tremare chiunque sia chiamato dalla provvidenza a reggere, o a guidare, o a conservare i suoi simili. L’idea che ogni mancanza commessa dalle sue soggette >, che per mera negligenza non avess’ella impedito, se ne sarebbe riversata su lei la colpa, doveva essere il continuo martello della delicata sua coscienza. Questa impareggiabile madre,