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MANZOLINI 169


applicarsi all’opera ella stessa: era però indispensabile l’anatomizzare i cadaveri per copiarne in cera e muscoli, e nervi, ed ogni altra parte, con quella precisione che ponesse in forse lo studioso se manifattura, o natura avesse sott’occhio. Portossi ella diffatti con coraggio vicino a quelle fredde membra che dovevano esserle mae stre; non prima però che scoperte da quel velame cui quanto vale a renderle appariscenti, altrettanto è d’ingombro allo sguardo indagatore. Impallidi, e vacillò sulle prime la sensibile donna: al sublime e tremendo spettacolo che le offrirono i visceri da lei stessa sprigionati e smossi, credette non reggere: l’ammirazione dapprima per la sapienza di chi cred l’uomo ‫;ܪ‬poi la commozione, indi la ripugnanza, infine la nausea furono tutte le sensazioni che si succedevano in lei a ripeterle, essere troppo ardua l’impresa abbracciata. Ardua si non ineseguibile, per la sagace consorte, per la tenera madre, per la donna d’alto senno.

Era necessario in quell’arte nuova per lei, conoscere a fondo la notomia, scienza difficoltosa e malagevole; ed ella sugli umani avanzi alacremente lavorando, coll’indefesso vegliare sulle pagine medesime donde erasi fatto valente il marito, e da questo con ansia ascoltando gli ammaestramenti che le porgeva, si fece si erudita e franca che l’alunna presentò in breve nuove scoperte ai provetti nell’arte.

Grande fu in vero lo sforzo della valente donna, ma non meno grande la gloria che ne trasse. Conciossiache si ebbe l’inesprimibile giubilo di scorgere il Manzolini, che rianimato dallo ardire, sollecitato dallo esempio, ed aiutato dal lavoro di lei, portava prontamente a fine le commissioni accettate, andandone lodatissimo pel magistero con cui erano condotte: e quegli allora vieppiù benevolo