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poscia che più distinto il ver n’apprese,
rasserenato il cor, fe’ dolcemente
isfavillar il viso.
Nar.E che diss’ella?
Serp.Tacque, e chinٍ le luci
vergognosette a terra.
Ma ben per gli occhi al core
mandٍ liete e ridenti
due lagrimette a dire i suoi contenti.
Nar.O te felice, Aminta!
o te, Celia, felice!
o mare, o terra, o cielo,
o noi tutti felici !
Ma voi, o Filli, o Tirsi, o sovr’ogni altro
felicissimi voi, per cui ogni altro
oggi è tra noi felice!
Serp.Or poi che tu se’ chiaro, in altra parte
vo’ gir a seminar le nostre gioie.
Nar.De’ più intricati nodi,
che mai ravviluppasse
la fortuna, girando, ecco ad un colpo, i
quando parean più stretti,
ha pur disciolto il cielo. Oh meraviglie!
A la futura etade
potran di noi favoleggiar le scene.
Or cosi per ischerzo
par che si goda il cielo
confonder negli abissi
de’ suoi segreti i semplici mortali.
Deh voi, che troppo arditi
co’ vostri umani ingegni
sperate di veder fin sovra i cieli,
quinci imparate omai
che le cose del ciel sol colui vede
che serra gli occhi e crede.