Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/215

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nel Fedro parlando degli amanti: forma deflorescente, iními- ciiiarum occasiones ínquirunt. E Giovenale: Si veruni excutias, facies, non uxor amatur. Tres rugae subeant, et se cutis arida laxet, fiant obscuri dentés oculique minores: collige sarcinulas, dicet libertus, et exi, iam gravis es nobis... {Sai., VI, 143-147). Ma che Aristotale? che Piatone? che Giovenale? Ricorriamo a quella che d’Aristotale e di Piatone e di Giovenale e di quanti sanno è la vera maestra, ricorriamo all’esperienza. Ditemi : non è qui tra voi alcuno il quale si dia vanto di perfetto amore? Ma no, non rispondete, che se tutti quei che ne fanno professione rispondessero, farebbesi qui troppo stre- pitoso tumulto: ad ogni modo so che ce ne son molti, e non tutti. Ma ditemi ormai (parlo con gli uomini): ecci perٍ tra voi chi possa vantarsi, per giovanetto che sia, non aver più d’una e di due volte infin ad ora mutato il cuore? Qui non temo di strepito nella risposta; so che per non mentire ciascuno si starà cheto: ma la conscienza il ridice; a lei me ne rimetto. Vorrei passar oltre: ma qui dove ci si para la incostanza e la fragilità dell’amore, fra tante leggerezze che in questi ragionamenti mi caggion di bocca, vorrei pur ch’oggi, che siamo al fine, mi fosse lecito di dir da buon senno due sole parole, le quali se non giovano a Celia (che questo è il minor pensiero ch’io mi abbia; non me ne curo punto), vorrei che giovassero ad altrui: e se non avran for- tuna o valor di giovar ad altrui, come io desidererei, so non- dimeno che gioveranno a me solo, perché desidero che giovino a me e ad altrui ; e se a chi tratta di cose gravi è perٍ lecito di scherzar alcuna volta, perché non dovrà esser anche lecito a chi scherza parlar talvolta da vero? L’amore, o signori, per sua natura (e torno a replicarlo) è fragilissimo: avvien ben talora che con gran fatica dura qualche anno. Ma da un