Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/289

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          l’aura fendendo intorno,
          portate a vol su velocissim’ali
          di più candida nube,
          liete scendemmo in terra a voi mortali.
          Amore
          Che men lieto sarei
          dissi, o figlie di Giove,
          se menassi nel ciel vita fra’ dei.
          Di meraviglie nove
          s’empí l’Olimpo allora,
          e s’armٍ contro me d’ira e di sdegno,
          quasi che di là fuora
          dal bel celeste regno
          non abbia etereo nume onde si bei.
          Ed or ne’ detti miei
          perché si scorga il vero,
          bella schiera vedrete
          di mortai dee, ch’avanza ogni pensiero.
          Ed è ragion, s’io son Amor, che sia
          ov’è tanta bellezza
          il ciel di mia dolcezza.
          Non fia mai ver, non fia
          che resti in ciel mia deità delusa,
          ch’ella soffrir non usa
          dai men forti di me gli oltraggi e l’onte.
          Vergognosa bugia
          non riprovino i dei ne la mia fronte.
          Una delle Grazie
          Qual insolito affetto,
          de l’istess’armi tue piaga e veleno,
          del celeste diletto
          turba a le gioie tue l’almo sereno?