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andiam, che per le selve
non mancan de le piante, ove potrai,
non men che qui d’intorno a questi faggi,
sparger querele in vano.
Niso.Andiamo. Ahi cruda!
Amin.Ahi lasso!
SCENA VI
Celia.
Alme de l’alma mia,
ven gite, ed è ragione
che, s’io debbo morir, l’alma sen vada.
Or i’ morrٍ: ma voi,
amorose pupille,
.care degli occhi miei luci serene,
deh s’avvien mai ch’errando
veggiate a terra estinte
queste membra infelici,
d’una lagrima sola o d’un sospiro
pietà da voi non cheggio, anzi sol cheggio
che ? vostro pie superbo
per vendetta del core
getti l’ossa a le fere,
sparga il cenere al vento;
ma col cenere il vento
disperda la memoria
del mio mortal error. Morte felice, N
se con la vita anco Terror s’estingue Lj.
Ma pur io vivo ancor. Di poca erbetta
per me forse la morte
non si contenta. Or ecco,
n’ho perciٍ pieno il grembo;
rinoverٍ ? velen. Ma non fia d’uopo;