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SCENA V
Niso, Narete, Aminta, Celia.
Niso.O Celia, anima mia!
? AR. Lascia che’ntorno al seno
la gonna io le rallenti.
Amin.Deh, viv’ella, Narete?
Nar.Or vo’ toccarle il core.
Ma che scorza è pur questa
che, dentro ? petto ascosa,
ha di sua man vergata?
Amin.E non riviene ancora?
Niso.Oh fra candide nevi
discolorate rose, ecco ? sembiante l
che prender dèe la morte, se talora
la morte anco innamora.
Nar.Oh mai più non udito
miserissimo caso !
oh fanciulla infelice, oh strana morte,
oh crudele omicida!
Amin.Ahi, dunqu’è morta?
Niso.E chi fu l’omicida?
ov’è lo scelerato?
Amin.In qual caverna
troverٍ questa tigre?
Niso.Seguiamlo.
Amin.Andiamo.
Già l’ancido e gli schianto
co’ denti infin da le radici il core.
Nar.O forsennati, e dove
andate furiando?
Niso.A la vendetta.
Nar.Deh ritornate, o ciechi!
Egli è qui l’omicida.
Niso.Aminta, addietro: