Pagina:Bonvesin de la Riva - Meraviglie di Milano.djvu/143

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abbia così travisato raphanos agria degli antichi. (25) L'Italia non produceva lane fine, ma le importava dalla Germania e dall' Inghilterra. In Lombardia questo commercio si faceva su larga scala, forse fin dal tempo in cui scriveva Bonvesino, certo nei primi decenni del secolo XIV, della famiglia comasca dei Segazoni. (26) Ornices : specie di uccelli che non saprei bene identificare. Forse coturnici, o gallinacci. (27) Il testo dice fiscedule, parola che non trovo nei glossari. Intendeva forse indicare l' anatra guerguedula, detta in toscano fischione. (28) Il moggio milanese per gli aridi era di otto staia. litri 146,234. (29) Elencando i laghi, Bonvesino, preoccupato di amplificare le ricchezze del milanese, ha tenuto conto anche di qualche stagno; e così per fiumi intende anche le roggie e infimi corsi d'acqua. Inoltre, per questa stessa preoccupazione, non si appaga di citare una sola volta i due grandi laghi Maggiore e di Como, ma ne indica a parte varie porzioni come se si trattasse di altrettanti laghi : così noimna un lago di Cannobio, uno di Garlate e uno di Mandello che son parte il primo del Verbano, i due ultimi del Lario. Il Novati si è assunto la fatica di identificare i nomi di questo elenco che spesso appaiono travisati nel manoscritto; e alle sue note attingiamo. (30) Non c'è un lago di Bobbiate : da questa terra, posta sur una collina, si domina il lago di Varese, che Bonvesino non menziona altrimenti. E può darsi che a questo alluda. (31) È piuttosto uno stagno limaccioso vicino al paesello di Sartirana presso Brivio, in Brianza. (32) Il testo