Pagina:Boselli - Discorsi di guerra, 1917.djvu/16

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Oggi, a Roma, a presiedere il Consiglio dei Ministri, a conferire con i rappresentanti degli Stati alleati o neutrali, a discutere con i meno conciliativi rappresentanti, del meno governabile dei partiti; domani, a S. Giovanni di Moriana, per ardui dibattiti e provvidi accordi con i governi degli Stati alleati; un giorno, a Milano, dove, a dieci riprese, nel corso della giornata, arringa le moltitudini più diverse, dovunque prodigando, con la stessa efficacia, una eloquenza nutrita di argomentazioni chiare e di fatti precisi, vibrante d’ardore patriottico e di quell’entusiasmo sincero che ad ogni gruppo di uditori si comunica e si impone; un’altro giorno, in Parlamento, dopo una serie di sedute tempestose, coordinando le forze degli amici, rintuzzando gli assalti degli avversari, conduce, intatta, nel porto di un voto di fiducia, una nave che pareva condannata ad infrangersi contro gli scogli dell’opposizione; ancora, un’altro dì, nel Consiglio Provinciale di Torino, che presiede da 36 anni, a dirigere con l’usata maestrìa la discussione; ma, occorrendo, pronto a respingere, con signorile sobrietà le affermazioni degli avversari, sferzando con severità classicamente aristocratica, i deficienti di patriottismo.

Per l’armonia delle doti migliori, rispettivamente prevalenti, in vari tipi di uomini di Stato, Paolo Boselli, ha potuto combinare, nelle circostanze più diverse, la