Pagina:Boselli - Discorsi di guerra, 1917.djvu/242

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Io vorrei accedere al desiderio del Senatore Sinibaldi e rispondergli con qualche cosa di più che con una promessa di studi; ma se io gli rispondessi di più in questo momento mancherei a quella sincerità, che è sempre dovere del Governo, e dovere sopratutto del Governo dinanzi alle Camere legislative.

Studi, sì; ond’io lo prego di voler trasformare il suo ordine del giorno in raccomandazione.

Il ministro di agricoltura, il quale già altra volta con tanta competenza parlò anche in questo consesso del grave, importante ed urgente argomento, ne farà sempre più oggetto della sua sollecitudine, Ma oggi un voto del Senato non potrebbe aver valore che di affermazione ideale, senza però portata pratica ed effettiva.

Consenta perciò, onorevole Sinibaldi, che l’ordine del giorno suo si trasformi in una raccomandazione; e lei può essere certo che questa raccomandazione non sarà dimenticata; e non sarà dimenticata sia per 1 altezza e la gravità dell’argomento, del quale si tratta, e sia ancora perchè io ben so che esso corrisponde al sentimento del Senato.

Così io partecipo al voto, che sollecitamente, che intensamente, che validamente si provveda alla sorte degli agricoltori (io non dirò alla sorte di coloro che tornano dalla guerra, perchè con nobili parole ella già disse, onorevole senatore, che non si tratta di dar premio di terra a coloro che altro premio troveranno nella gloria del dovere compiuto). Io non dirò nemmeno che si pensi a lanciare, come ella accennò, torme di lavoratori sui campi. E poi su quali campi? Quali sono queste terre incolte dell’Italia nostra? Quante sono? Che cosa vuol dire la terra