Pagina:Botta - Supplemento alla Storia d'Italia.djvu/155

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Ferrara, da dove fanno sapere la stessa cosa: ecco quel che sopratutto inanimisce la Corte di Roma ad armare, ed a fare avvicinare le sue truppe alle due Legazioni.

Qui si prova gran dispetto che i popoli di qua dal Po si sieno ordinati in Repubblica, ma non si è ancora nel caso d’opporvisi. Si predica una Crociata contro il repubblicanismo, si stendono le braccia all’Imperatore, ma qual guadagno si ha in mente di fare con questa pretesa alleanza? Egli piuttosto doveva dimandare la medesima cosa che il Papa sollecita: perché gli Austriaci faranno senza di Roma tutto ciò che potranno per cacciar via i Francesi d’Italia, e se essi vi riescono, il Papa è salvato senza che abbia bisogno di compromettersi; ma se in vece saranno scacciati gli Austriaci, come ve ne ha tutta l’apparenza, i farfalloni del Papa, che resterà solo in faccia d’un nemico giustamente irritato, metteranno la sua tiara nel più gran pericolo. Se la Corte di Vienna sospetta, che voi potreste, dopo la vittoria che abbiam ragione di sperare contro Alvinzi, entrare in Germania, il suo piano sarà di far passare nello Stato ecclesiastico un’armata per riunirsi ai soldati del Papa, che diverrebbero i suoi, e forse ancora in Napoli, la fede del cui Governo cesserà difficilmente d’esser sospetta. Si potrebbe anche riuscire a ripigliarci l’Italia sino alle Alpi: tutti i gabinetti di questa contrada si riunirebbero ben volentieri contro di noi, se fosser sicuri della riuscita. Si dice che nell’ultima vostra conferenza col Marchese Manfredini, voi gli avete chiesto un imprestito dalla Toscana, e gli avete offerto di procacciare al Gran Duca la Legazione di Urbino. Ciò potrebbe ben riuscire se il Gran Duca attuale fosse ambizioso: ma come aspettar da un fratello dell’Imperatore, soccorsi contro Vienna?

Non vi è Stato in Italia, che sia disposto a far imprestiti senza la forza, perché il voto ardente di tutti i gabinetti di questa contrada, è di vederci ripassar le Alpi.

Cacault.