Pagina:Botta - Supplemento alla Storia d'Italia.djvu/227

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d’altronde sarebbero per la sua Casa una sorgente inesauribile di guerra.

Se malgrado tutte queste buone ragioni, questa prima proposizione non riuscisse, voi potrete farne una seconda in forza della quale l’Imperatore rinuncierebbe a tutto ciò che gli è stato promesso su la sinistra dell’Adige. A questo modo Mantova, Brescia, e il Polesine di Rovigo sarebbero riunite alla Repubblica italiana, e l’indennità in Alemagna si limiterebbe al solo vescovato di Passau, senza la città di questo nome. Ciò che sta infinitamente a cuore al Direttorio è che Mantova non ricada tra le mani dell’Imperatore, e intorno a ciò voi vi ricorderete senza dubbio le istruzioni, che vi sono state antecedentemente trasmesse dal mio predecessore il 15 pratile passato. In esse fu detto, che s’egli era possibile di procacciare alla Repubblica italiana Mantova, e Brescia, sino all’Adige, il Direttorio consentirebbe che Venezia appartenesse all’Imperatore; ma vorrebbe che la piccola città di Chioggia, la quale si trova nelle lagune all’imboccatura dell’Adige, fosse riservata a questa Repubblica, affin di procurarle un’apertura all’esportazione delle sue derrate. In questo caso la cessione formale di Venezia importerebbe poco al Direttorio, tanto più che questa città è in tal modo sotto le mani dell’Imperatore, che sarebbe impossibile che tra poco egli non se ne impossessasse, e che sarebbe sempre padrone di affamarla.

Ma niuna di queste tre proposizioni ci è più vantaggiosa della prima. Dunque trattasi di praticare i più grandi sforzi per fare adottar questa, insistendo sopra i motivi addotti di sopra, i quali debbono determinare l’Imperatore a dilatare i suoi dominj di preferenza in Germania. Nel caso di queste tre alternative, e sopra tutto in quello delle due ultime, la Repubblica italiana ha bisogno di essere fortemente organizzata, sopratutto sotto il rapporto militare; bisogna, che il trattato le assicuri non solo l’indipendenza, ma ben anche la consistenza. Essa avrà per vicini il Re di Sardegna e il Gran-Duca di Toscana. Questa situazione critica rende necessaria una gran forza militare sotto il rapporto delle truppe, e delle fortezze.