Pagina:Botta - Supplemento alla Storia d'Italia.djvu/33

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Esagerate il numero delle truppe francesi in Italia, e fatene destramente correr voce, chè in tal guisa crescerà il terrore nei nostri nemici, e raddoppieransi in qualche maniera i vostri mezzi di agire.

Entrando sul territorio della Repubblica di Lucca, dichiarate ad essa, in nome del Direttorio esecutivo, che la Repubblica Francese non ha mire ostili contro di lei.

Le nostre quistioni con Genova convien differirle a dopo la occupazione di Livorno: contentiamoci per ora che ne fornisca bestie da tiro e da soma, carriaggi, ed i viveri necessarj all’esercito, dandone in contraccambio polizze del ricevuto da scontarsi a suo tempo; del resto ciò che vi è stato prescritto relativamente a Livorno, può applicarsi alla repubblica di Genova, e non che ne torna conto a non ridurla alla disperazione, ed assicurarsi che la sua neutralità siaci utile quanto lo è stata finora ai nostri inimici. La maniera, con cui essa recentemente si è diportata verso di noi, non è tale certamente da farci dimenticare il tratto di perfidia di che in tempi a noi meno favorevoli fu vittima la Fregata la Modesta. Non è lontano il momento di chiederne solenne vendetta, e di operar che coloro, che hanno fatto abbruciar la Modesta e chiamato gli Austriaci, sieno condannati come traditori della patria. Potrà con ragione dirsi ai Genovesi: O voi avete lasciato prender quella Fregata e trucidarne l’equipaggio per inimicizia alla Francia, o sacrificata l’avete per debolezza. Nel primo caso, noi ne domandiamo condegna vendetta; nel secondo, vogliamo che trattiate i nostri nemici come noi trattati avete. È necessario che il compenso che ci sarà dato pei danni sofferti, sia sufficiente, dovendone partecipare i parenti dei Francesi che perirono sulla Modesta, e che la riparazione di un sì grave oltraggio sia formale e solenne.

Diasi opera parimente, dopo la occupazione di Livorno, a levare un impresto nella città di Genova, ma guardiamoci dal travagliarla; le si faccia sentire noi essere più generosi de’ nostri nemici, che proposti si erano di darla in potere del Re di Sardegna; le si chiegga in modo che non ammetta ripulsa, che tutte le proprietà dei nostri i-