Pagina:Botta - Supplemento alla Storia d'Italia.djvu/67

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Le batterie che guardano il mare, sono in buono stato. Noi abbiamo restaurato una Cittadella dove la guernigione può mettersi in salvo da una sollevazione; e vi abbiamo in presidio 2,800 uomini di buonissima truppa, due compagnie d’artiglieria, ed un buono uffiziale del corpo degl’ingegnieri. Se l’esercito fosse costretto a lasciare il settentrione dell’Italia, questo presidio si ritirerebbe per Massa e per la riviera di Genova. Il Generale Vaubois, che n’è al comando, è un uomo prudente, fermo e buon militare.

Al momento del nostro ingresso in Livorno, io commisi al cittadino Belleville, console della Repubblica in questo porto, di apporre i sigilli sopra tutti i magazzini spettanti agl’Inglesi, Portoghesi, Russi ed agli altri potentati nostri nemici, non meno che ai negozianti di queste diverse nazioni. Avviso il cittadino Belleville ch’ei risponderà personalmente dei dilapidamenti che potessero aver luogo. Quest’uomo è generalmente stimato per la sua probità. Dopo la mia partenza una ciurma di trafficatori Genovesi è corsa ad impadronirsi di tutte queste ricchezze. Tutti i provvedimenti che io aveva preso, sono stati disordinati, e ad un solo responsabile si sono sostituite delle commissioni, dove tutti dilapidano scambievolmente fraudandosi. Voi troverete qui annesso l’estratto di due lettere del General Vaubois, si trattano i negozianti Livornesi con ogni maniera di durezza; e maggior rigore si usa con loro di quello che voi non avete intenzione che si usi con gli stessi negozianti Inglesi: ciò mette in costernazione il commercio di tutta Italia, fa che riguardati siamo come altrettanti Vandali, ne ha totalmente resi avversi i negozianti della città di Genova, e la massa del popolo di questa Città, che si è sempre mostrata a noi favorevole, si è ora mossa a gravissimo sdegno contro di noi.

Se la nostra condotta in Livorno, quanto alle faccende amministrative, è detestabile, la nostra condotta politica verso la Toscana non è migliore. Io mi sono sempre astenuto dal fare veruna sorta di proclama, ed ho espressamente ordinato che non si facesse alcun atto di governo. Voi vedrete dal proclama qui annesso, quanto