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non può sapere, la si allarga, e si ammette la collaborazione di quelli che sono presenti alle sedute; ossia si suppone quella che chiamano un’intelligenza collettiva. Non mi fermerò mai a discutere quest’intelligenza collettiva quale è stata concepita da taluno, cioè come un'atmosfera cogitatoria, un personaggio nuovo, aleggiante nell’aria, formato colle emanazioni dei fluidi nervosi degli astanti; un’intelligenza qualunque non è possibile senza unità di pensiero, senza facoltà di confronto e di sintesi; e perciò un’intelligenza collettiva è fisiologicamente incomprensibile senza un cervello che faccia da centro cerebrale ad altri cervelli, vibrando, per così dire, all’unisono. Ma si può supporre che negli esperimenti spiritici abbia luogo una suggestione involontaria ed anche incosciente degli astanti sul medio; l’unità sarebbe dunque stabilita dall’incosciente del medio, il quale fa da sensorium commune degli astanti: è un condensatore e riflettore. Con questa si confonde la teoria detta Mary Jane (dal titolo di un’opera antispiritica del Guppy), che, imitando la celebre sentenza degli scolastici sul senso e l’intelletto, formulano così: Nihil est in medio, quod prius non fuerit in praesentibus.
Quest’ ipotesi, che non contraddice la precedente, ma soltanto l’allarga, può allargarsi ancora, ammettendo la telepatia del medio, ossia che agisca sull’incosciente del medio anche il pensiero di persone lontane, la suggestione a distanza, ma sempre la suggestione di uomini viventi.
5° Quando quest’ipotesi fosse insufficiente a spiegare tutti i fenomeni medianici, bisogna fare un salto, ed ammettere