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poteva sapere che l’originale del fantasma era morto), si può supporre che in realtà siano apparizioni, non di morti, ma di morenti, ossia ancora di viventi; non perchè l’impressione partita dal morente esiga del tempo per giungere al veggente (giacchè cento esempi provano che può giungere in un istante) ma perchè può esser rimasta latente nel paziente, finchè in un momento di raccoglimento è divenuta cosciente. Ma, prima di tutto, questa obbiezione non val nulla quando si tratta di apparizioni che indicano una morte già avvenuta, il cadavere già nella cassa, lo spirito già lieto della sua liberazione, o quando il fantasma di Mackenzie, per citarne uno, prega in sogno il suo padrone (che non sa ancora che egli sia morto) di non dar fede alla notizia che egli riceverà, che egli si sia avvelenato volontariamente. Poi questa spiegazione può valere per le apparizioni a un’ora di distanza dalla morte, a un giorno di distanza, ma non quando si tratta di mesi o di anni. Egli è vero che, per le apparizioni che avvengono lungo tempo dopo la morte, c’è un’altra difficoltà; se è facile mostrare che non sono apparizioni di viventi, diventa molto difficile provare che non sono tutte allucinazioni soggettive, e che ve ne sono di ragionevoli e fondate. Si può stabilire se sono ragionevoli e fondate le apparizioni di viventi, perchè in questo caso si può sapere se il fantasma rappresenta e dice il vero, informandosi di ciò che è accaduto al vivente al momento dell’apparizione; ma non si può confrontare il fantasma del defunto col defunto stesso; pare che il fantasma