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Tyndall sia fisico valentissimo e uno degli scrittori più chiari e simpatici, la sua sentenza non mi fa più nè caldo nè freddo, perchè, avendo veduto io dei fatti reali, è inutile che egli, (che, a quanto narra il Wallace, i fatti veri non li ha veduti, perchè non ha voluto vederli), mi venga a dire che ce ne sono molti di falsi. Io so che il caffè si fabbrica anche colla cicoria, colle ghiande e coi fichi secchi; so bene che uno dei miei conoscenti è fabbricante di caffè; so bene che non è sufficiente garanzia nemmeno il comprarlo in grani, perchè un commerciante in coloniali mi ha assicurato che si fabbrica anche quello, coi fondi di caffè, e così bene che io non lo distinguerei dal vero; so che in una provincia d’Italia non ho trovato in alcun caffè del vero caffè. Eppure, siccome ho bevuto qualche volta del vero caffè, così io sono, quanto al caffè, in quello stato d’animo che dice il Tyndall; sono afflitto da una credulità incurabile. Neppure un blocco continentale che ci privasse di caffè per tutto il resto della vita mi guarirebbe dall’illusione che esistono il Moka e il Portorico. Egli è vero che un fantasma differisce molto da una tazza di caffè; ma la differenza deriva da questo, che tutti coloro che vanno a Napoli vanno al Caffè Nuovo, mentre quasi nessuno domanda dell’Eusapia.