Pagina:Bruno - Cena de le ceneri.djvu/100

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
86 la cena delle ceneri

tiche spere vengano a trasportar questi corpi come inchiodati in quelle; il che se fusse vero, il moto sarebbe violento fuor de la natura del mobile, il motore più imperfetto, il moto ed il motore solleciti e laboriosi, ed altri molti inconvenienti s’aggiungerebbono. Considerisi dunque, che, come il maschio si muove a la femmina, e la femmina al maschio ogni erba ed animale, qual più e qual meno espressamente, si muove al suo principio vitale, come al sole ed altri astri; la calamita si muove al ferro, la paglia a l’ambra, e finalmente ogni cosa va a trovar il simile, e fugge il contrario. Tutto avviene dal sufficiente principio interiore, per il quale naturalmente viene ad esagitarsi, e non da principio esteriore, come veggiamo sempre accadere a quelle cose, che son mosse o contra, o estra la propria natura. Muovonsi dunque la terra e gli altri astri secondo le proprie differenze locali dal principio intrinseco, ch’è l’anima propria. Credete, disse Nundinio, che sii sensitiva quest’anima? Non solo sensitiva, rispose il Nolano, ma anco intellettiva; non solo intellettiva, come la nostra, ma forse anco più. Qua tacque Nundinio e non rise.

Pru. Mi par, che la terra, essendo animata, deve non aver piacere, quando se le fanno queste grotte e caverne nel dorso, come a noi viene dolor e dispiacere, quando ne si pianta qualche dente là; o ne si fora la carne.

Teo. Nundinio non ebbe tanto del Prudenzio, che potesse stimar questo argomento degno di produrlo, ben che gli fusse occorso: perchè non è tanto ignorante filosofo, che non sappia, che s’ella ha senso, non l’ha simile al nostro; se quella ha le membra, non le ha simili a le nostre; se ha carne, sangue