Pagina:Bruno - Cena de le ceneri.djvu/145

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dialogo quinto 131

stagni e mutinsi li mari; il che però, accadendo successivamente circa la terra a tempi lunghissimi e tardi, a gran pena la nostra, e di nostri padri la vita può giudicare; atteso che più tosto cade l’età e la memoria di tutte genti, ed avvengono grandissime corruzioni e mutazioni, per desolazioni e desertitudini, per guerre, per pestilenze e per diluvii, alterazioni di lingue e scritture, trasmigrazioni e sterilità di luoghi, che possiamo ricordarci di queste cose da principio sin al fine per sì lunghi, varii e turbolentissimi secoli. Queste gran mutazioni assai ne si mostrano ne l’antiquità de l’Egitto, ne le porte del Nilo, le quali tutte, tolto il canobico esito, son fatte a opra di mano, ne l’abitazioni de la città di Menfi, dove i luoghi inferiori son abitati dopo i superiori; ed in Argo e Micena, de’ quali al tempo de’ Trojani la prima regione era paludosa, e pochissimi vivevano in quella; Micena per esser più fertile, era molto più onorata, del che a’ tempi nostri è tutto il contrario: perchè Micena è al tutto secca, ed Argo è divenuta temperata ed assai fertile. Or come accade in questi luoghi piccioli, il medesmo doviamo pensar circa grandi, e regioni intiere. Però come veggiamo, che molti luoghi, che prima erano acquosi, ora son continenti, così a molti altri è sopravenuto il mare. Le quali mutazioni veggiamo farsi a poco a poco, come le già dette, e come ne fan vedere le corrosioni di monti altissimi e lontanissimi dal mare, che, quasi fusser freschi, mostrano li vestigii de l’onde impetuose. E ne consta da l’istorie di Felice Martire Nolano, quali dichiarano al tempo suo, ch’è stato poco più o meno di mill’anni passati, era il mare vicino a le mura de la città, dov’è un tempio, che ritiene il nome di Porto, onde al presente è discosto