Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
PROEMIALE EPISTOLA
SCRITTA
A L’ILLUSTRISSIMO ED ECCELLENTISSIMO
SIGNOR DI MAUVISSIERO
cavaller de l’ordine del re, e consiglier del suo privato consiglio, capitano di cinquant’uomini d’arma, governator generale di S. Desiderio, ed ambasciator di Francia in Inghilterra. |
Or eccovi, signor, presente, non un convito nettareo de l’Altitonante, per una maestà; non un protoplastico, per una umana desolazione; non quel d’Assuero1, per un misterio; non di Lucullo, per una ricchezza; non di Licaone, per un sacrilegio; non di Tieste, per una tragedia; non di Tantalo, per un supplicio; non di Platone, per una filosofia; non di Diogene, per una miseria; non de le sanguisughe, per una bagattella; non d’un Arciprete di Pogliano, per una Bernesca; non d’un Bonifacio candelaio, per una comedia: ma un convito sì grande, sì picciolo, sì maestrale, sì disciplinale, sì sacrilego, sì religioso, sì allegro, sì colerico, sì aspro, sì giocondo, sì magro fiorentino, sì grasso bolognese, sì cinico, sì sardanapalesco, sì bagattelliero, sì serioso, sì grave, sì
- ↑ V. Ester. 1.