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Pagina:Bruno - Cena de le ceneri.djvu/34

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20 la cena de le ceneri

a questi ed altri solleciti matematici, che successivamente a tempi e tempi giungendo lume a lume, ne han donati principii sufficienti, per i quali siamo ridutti a tal giudizio, quale non possea se non dopo molte non oziose etadi esser parturito. Giungendo, che costoro in effetto son come quelli interpreti, che traducono da un idioma a l’altro le parole: ma sono gli altri poi, che profondano ne’ sentimenti, e non essi medesimi. E son simili a que’ rustici, che rapportano gli effetti e la forma d’un conflitto a un capitano assente: ed essi non intendono il negozio, le ragioni, e l’arte, con la quale questi son stati vittoriosi: ma colui, che ha esperienza, e miglior giudizio ne l’arte militare. Così a la tebana Manto, che vedeva, ma non intendeva, Tiresia cieco, ma divino interprete, diceva:

Visu carentem magna pars veri latet,
Sed quo vocat me patria, quo Phoebus, sequar.
Tu lucis inopem gnata genitorem regens,
Manifesta sacri signa fatidici refert

Similmente che potremmo giudicar noi, se le molte e diverse verificazioni de l’apparenze de’ corpi superiori, o circostanti non ne fussero state dichiarate e poste avanti gli occhi de la ragione? Certo nulla. Tuttavia, dopo aver rese le grazie a li dei, distributori de’ doni, che procedono dal primo, ed infinito onnipotente lume, ed aver magnificato il studio di questi generosi spirti, conoscemo apertissimamente, che doviamo aprir gli occhi a quello, ch’hanno osservato e visto, e non porgere il consentimento a quel ch’hanno conceputo, inteso, e determinato.