Pagina:Bruno - Cena de le ceneri.djvu/47

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dialogo primo 33

sustanze per lor opra trasformate, il convitto pacifico di que’ popoli, li lor sacramenti inviolabili, l'esecuzioni giustissime, la familiarità di buone e protettrici intelligenze, ed i vestigi, ch’ancora durano, di lor maravigliose prodezze. Questi altri contrarii lascio esaminarli al giudizio di chi n’ha.

Smi. Or che direte, se la maggior parte di nostri tempi pensa tutto il contrario, e spezialmente quanto alla dottrina?

Teo. Non mi maraviglio; perchè, come è ordinario, quei, che manco intendono, credono saper più, e quei, che sono al tutto pazzi, pensano saper tutto.

Smi. Dimmi, in che modo si potran corregger questi?
Fru. Con toglierli via quel capo, e piantarline un altro.

Teo. Con toglierli via in qualche modo d’argumentazione quella estimazion di sapere, e con argute persuasioni spogliarli, quanto si può, di quella stolta opinione, a fin che si rendano uditori; avendo prima avvertito quel, che insegna, che siino ingegni capaci ed abili. Questi, secondo l'uso della scuola pitagorica e nostra, non voglio ch’abbino facultà di esercitar atti d’interrogatore, o disputante, prima ch’abbino udito tutto il corso della filosofia; perchè allora, se la dottrina è perfetta in sè, e da quelli è stata perfettamente intesa, purga tutti i dubbii, e toglie via tutte le contradizioni. Oltre, s’avviene, che ritrovi un più polito ingegno, allora quel potrà vedere il tanto, che vi si può aggiungere, togliere, correggere e mutare. Allora potrà conferire questi principii e conclusioni, e così ragionevolmente consentire, o dissentire, interrogare e rispondere; perchè altrimenti non è possibile saper circa una arte o scienza