Pagina:Bruno - Cena de le ceneri.djvu/68

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54 la cena de le ceneri

sorte ti vien fatto, che prendi occasione di toccarne uno, o porre mano a l’armi, ecco in un punto ti vedrai, quanto è lunga la strada, in mezzo d’uno esecrito di coticoni, i quali più di repente che, come fingono i poeti, da’ denti del drago seminati per Jasone risorsero tanti uomini armati, par che sbuchino da la terra, ma certissimamente escono da le botteghe; e facendo onoratissima e gentilissima prospettiva di una selva di bastoni, pertiche lunghe, alebarde, partesane, e forche rugginenti, le quali, ben che ad ottimo uso li siano state concesse dal principe, per questa e simili occasioni han sempre apparecchiate e pronte. Cosi con una rustica furia te li vedrai avventar sopra, senza guardare, a chi, perchè, dove, e come, senza ch’un se ne riferisca a l'altro, ognuno sfogando quel sdegno naturale, ch’ha contra il forastiero, ti verrà di sua propria mano, se non sarà impedito da la calca de gli altri, che poneno in effetto simil pensiero, e con la sua propria verga a prendere la misura del saio, e se non sarai cauto a salvarti, ancora il cappello in testa. E se per caso vi fusse presente qualch’uomo da bene, o gentiluomo, al quale simil villania dispiaccia, quello ancor che fusse il conte, o il duca, dubitando, con suo danno, senza tuo profitto, d’esserti compagno, — perchè questi non hanno rispetto a persona, quando si veggono in questa foggia armati, — sarà forzato a rodersi dentro ed aspettar, stando discosto, il fine. Or al tandem quando pensi, che ti sii lecito d’andar a trovar il barbiero, e riposar il stanco e mal trattato busto, ecco che trovarai quelli medesimi esser tanti birri e zaffi, i quali, se potran fingere, che tu abbi tocco alcuno, potresti aver la schiena e gambe quanto si voglia rotte, come avessi li talari di Mer-