Pagina:Buonarroti, Michelangelo – Rime, 1960 – BEIC 1775670.djvu/143

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(293) rime 137

prometton grazia di pentirsi molto,
e speme di salute a la trist’alma.
  Non mirin co’ iustizia i tuo sant’occhi
il mie passato, e ’l gastigato orecchio;10
non tenda a quello il tuo braccio severo.
  Tuo sangue sol mie colpe lavi e tocchi,
e più abondi, quant’i’ son più vecchio,
di pronta aita e di perdono intero.


291

 
  Penso e ben so c’alcuna colpa preme,
occulta a me, lo spirto in gran martire;
privo dal senso e dal suo propio ardire
il cor di pace, e ’l desir d’ogni speme.
  Ma chi è teco, Amor, che cosa teme5
che grazia allenti inanzi al suo partire?


292

 
  Ben sarien dolce le preghiere mie,
se virtù mi prestassi da pregarte:
nel mio fragil terren non è già parte
da frutto buon, che da sé nato sie.
  Tu sol se’ seme d’opre caste e pie,5
che là germuglian, dove ne fa’ parte;
nessun propio valor può seguitarte,
se non gli mostri le tuo sante vie.


293

 
  Carico d’anni e di peccati pieno
e col trist’uso radicato e forte,